COME FUNZIONA TINDER? “Una volta non ce ne stavamo tutto il giorno con la faccia china su uno schermo, uscivamo e incontravamo gli amici, e così trovavamo il/la ragazzo/a”. Tua madre e tuo padre te lo avranno detto almeno cento volte, per non parlare di tua nonna e di quella zia che a tutte le feste ti chiede se hai portato qualcuno. Il risultato è che tu alla fine un po’ per non sentire nessuno, un po’ per curiosità e un po’ perché tanto non avevi nulla da perdere ti sei messo su Tinder dato che trovare un partner secondo molti è diventata un'operazione più semplice e immediata grazie a un ampio ventaglio di app appositamente dedicate.
“Ma allora – ti starai probabilmente chiedendo – perché diamine su Tinder non mi contatta nessuno da giorni?” La risposta non si trova in un libro di psicologia, bensì di informatica: algoritmi.
Provate un attimo a pensare a Facebook e al suo newsfeed con gli aggiornamento degli amici e delle pagine seguite. Nel momento in cui iniziate ad avere un numero discreto di contatti non tutte le notizie a disposizione vengono visualizzate: Facebook fa una cernita per voi. Questa deriva proprio da un algoritmo interno che sceglie sulla base di propri criteri (anche di tipo commerciale).
Una cosa simile accade su Tinder: l'app per conoscere nuove persone, infatti, è basata su un algoritmo che non solo valuta segretamente i profili degli utenti assegnando un punteggio, ma fa poi in modo da proporvi con più frequenza persone che si posizionano in quella fascia dello score.
Cosa vuol dire tutto ciò? Che i belli incontreranno i belli e i brutti dovranno stare con i brutti?
TINDER: COME FUNZIONA L’ALGORITMO DI CUPIDO. La faccenda è un po' più complessa, in quanto il sistema di valutazione dei profili è determinato da una serie di valori su cui primeggia lo swipe (il movimento dello scorrere a destra col dito per segnalare interesse) ricevuto dal profilo, cosa che a tutti gli effetti può essere considerata un voto di gradimento.
Ma tra gli altri elementi ci sono anche le foto caricate sul profilo, le risposte o i rifiuti alle richieste di contatto, i dati personali inseriti: tutto ciò viene analizzato e valutato dal famigerato algoritmo, che in questo modo restringe per voi il campo di ricerca dell'anima gemella con una parziale scrematura.
Quello che in effetti può risultare irritante nella questione è che i parametri utilizzati dall'algoritmo sono assolutamente segreti –essendo parte della “ricetta che rende unica un'applicazione o un programma – e quindi non è possibile sfruttarli consapevolmente a proprio favore. Un po' come a un appuntamento al buio, in cui ogni frase, capo d'abbigliamento indossato, hanno possibilità uguali (ma in realtà solo ignote) di produrre effetti opposti.
C'è già qualcuno che si è reso conto del possibile pasticcio, come per esempio la app Blinq, che da poco fornisce una funzione che analizza le immagini caricate suggerendo quali tra queste siano più apprezzate dall'algoritmo. Si tratta di un piccolo passo in avanti, che però ha una conseguenza possibilmente disturbante, ovvero la convergenza di tutti gli utenti della app verso una media che è sì conforme ai parametri dell'algoritmo, ma che tende a far assomigliare tutte le persone appianandone le differenze.
A questo punto forse è meglio tornare in piazza, in discoteca, in birreria, o alle cene tra amici per conoscere altre persone: lì se non altro gli algoritmi saranno personali e potenzialmente sempre differenti.